Per quanto è a nostra conoscenza questa è l'unica delle molte campane fatte fondere da Vespasiano Gonzaga che non abbia subito rifusione per necessità belliche.
La campana, elegantissima, è in bronzo, misura cm. 70 in altezza e ha un diametro alla bocca di 62 cm.
Il terzo superiore è la parte più interessante per gli elementi decorativi che presenta. Partendo dall'alto verso il basso, infatti, troviamo una fascia caratterizzata da un elegante fregio floreale intervallato da 8 testine a bassorilievo. Subito sotto, lungo tutta la circonferenza, una iscrizione in lettere capitali su placchette in rilievo, con varie abbreviazioni, recita:
VESPASIANVS DEI GRATIA SABLONETAE DUX I (primus) • ANNO DOMINI MDLXXXIII (1583)
M (mense) MARCII • TE DEVM LAVDAMUS • AD MEMORIAM.
Tra le lettere trovano posto anche due roselline, un rametto forse di ulivo e una crocetta. Sotto questa scritta, spaziate e sempre a rilievo, vi sono tre immagini:
- la prima è costituita dallo stemma ducale di Vespasiano, spaccato, con l'aquila bicipite e la banda LIBERTAS
- la seconda è la probabile raffigurazione del Cristo benedicente con nella sinistra il bastone su cui è avvolto il biblico serpente di bronzo, simbolo di salvezza
- la terza rappresenta una bella Madonna con figura di tre quarti e col bambino in braccio
Infine, sotto queste immagini, tra la Madonna e lo stemma, un'ulteriore fascia a lettere capitali riporta in rilievo la scritta OPVS FRANCISCHI DE FALETTIS CHREMONENSIS, indicando in costui l'autore della fusione.
Il resto della campana è liscio e riporta solo qualche rigatura a solco prima della svasatura e attorno alla bocca. Francesco Faletti è un «campanaro» che troviamo citato almeno tre volte nella Cronaca del Dondi, ma in anni successivi.
Nel 1587 infatti Dondi annota che «Maestro Francesco Saletti [sic] campanaro cremonese» aveva fatto una campana nuova per l'Oratorio di San Rocco, che fu benedetta nell'ottobre di quell'anno.
Nel 1589 lo stesso aveva coperto di «lattonia» la cupola in legno sopra la fontana del Giardino e ricoperto di piombo i due torresini d'angolo del Palazzo Ducale di Sabbioneta. La sua presenza a Sabbioneta nel 1583, documentata da questa campana, è estremamente importante perché fornisce una traccia di ricerca per capire chi sia stato il fonditore della loggia coperta del balcone di Palazzo Ducale, di cui restano ancora le colonnette in bronzo, e soprattutto il conduttore di quella fonderia, ubicata nell'attuale via Colonna dove, a partire dal 1578, Vespasiano fece fondere più di 70 pezzi di artiglieria, in bronzo o ferro, cannoni, colubrine, falconi falconetti e petriere, tutti decorati con l'arma ducale.
Tuttavia, ritornando alla campana della Torre Civica di Commessaggio, rimane incerta la sua collocazione originaria.
L'anno della fusione, il 1583, è lo stesso che vide l'ultimazione della Torre di Commessaggio insieme al ponte sul fiume, come testimoniato dalla lapide posta su uno dei lati della Torre. La coincidenza delle date potrebbe far pensare che la fusione sia avvenuta a celebrazione del completamento della Torre e che la campana, in origine, fosse stata collocata proprio in cima ad essa, sempre con funzione civica, per la chiamata a raccolta.
Del resto l'attuale sistemazione è sicuramente successiva al 1583 e potrebbe risalire ad un adattamento del secolo successivo, dominante Scipione di Bozzolo. Tuttavia al momento mancano prove documentarie a conforto di tale ipotesi.
[1] Il capitoletto riguardante la campana è citazione quasi letterale dell'intervento di Umberto Mafezzoli, dal titolo La campana della Torre Civica di Commessaggio, in: Atti della giornata di studio, a cura di Umberto Mafezzoli e Tersilla Federici, (Commessaggio (MN), Torrazzo Gonzaghesco, 21 settembre 2002), Bozzolo (MN) 2004.