L'Oratorio della Beata Vergine di Loreto

L'oratorio di un comune è un luogo di culto utilizzato per servizi religiosi, preghiere o altre attività religiose e comunitarie.

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Descrizione

La distinzione del paese di Commessaggio in due entità, è dovuta al fatto che la più grande di queste fa comune, mentre la più piccola (detta “inferiore” non per dimensioni, ma rispetto al corso del Navarolo) è frazione del Comune di Sabbioneta. Si tratta di una distinzione dalle radici antiche, quando Commessaggio (“superiore”) apparteneva al principato di Bozzolo mentre Commessaggio inf. al ducato di Sabbioneta: confine naturale era il corso del Navarolo. Dal punto di vista ecclesiastico, però, non c’è mai stata alcuna distinzione, e la parrocchia di S.Albino tuttora qualifica le anime di Commessaggio inf. semplicemente come residenti “oltre ponte”.
Costruito nel 1721 per conto della Comunità di Oltreponte e col patrocinio del Duca di Sabbioneta e Guastalla Antonio Ferdinando Gonzaga, l’Oratorio della Beata Vergine Lauretana si erge sull’argine destro del Navarolo con slanciata ed elegante architettura.
Fino agli inizi dell’800, presso quest’Oratorio erano eretti alcuni Benefici e Legati di culto, gestiti da un collegio di tre reggenti, che servivano per la celebrazione di Messe, per la manutenzione degli stabili, per opere di carità. Con la rendita annuale di un Legato, si procurava la dote ad una nubenda sorteggiata tra quelle povere. La custodia dell’Oratorio era affidata ad un eremita, un chierico che aveva ricevuto gli ordini minori, residente nella casa attigua.
La facciata si sviluppa su due ordini (tuscanico quello inferiore, ionico quello superiore), caratterizzati da cornicioni, lesene e riquadri entro i quali ben si collocano le forme aggraziate del portale, in basso, e della finestra centinata, in alto. Corona la facciata un timpano triangolare con tre acroteri. Sul campaniletto “a vela” è collocata un’unica campana: una scritta fusa sul bronzo ricorda che a donarla fu il Duca Antonio Ferdinando Gonzaga. L’unica navata, semplice e luminosa, è scandita dalla regolarità dei pilastri appaiati, dotati di fini capitelli in stucco.

Ciò che impreziosisce maggiormente l’interno è l’altare con la soprastante ancona della Madonna Nera: un vivace gioco di colori, ottenuto con l’accurato accostamento di vari tipi di marmo, esalta le forme aggraziate offrendoci uno dei migliori frutti del barocco locale. Si tratta di un’opera realizzata nel 1722 da Carlo Giudici, scultore in Cremona. Quattro grandi tele sono disposte alle pareti e nelle cappelle laterali: una, raffigurante S.Girolamo, S.Antonio da Padova e S.Caterina d’Alessandria, è opera firmata dal pittore casalasco Marc’Antonio Ghislina ed è datata 1722; le altre, non firmate, rappresentano La Vergine con S.Teresa d’Avila, S.Andrea d’Avellino e S.Luigi Gonzaga, La Sacra Famiglia con S. Carlo Borromeo, La Beata Vergine del Carmine con i SS.Sebastiano e Rocco.

Pagina aggiornata il 05/02/2024